lunedì 16 giugno 2008

Questo è solo l'inizio

Chiamatemi Maria.(1)

Non chiedetemi altri nomi, non cercatemi in altri luoghi, perché il mio nome è il vostro nome, e il mio posto è ovunque.

Non scambiatemi per pazza (2)solamente perché ho vissuto, e non crediatemi un eroe, perché la mia impresa è la mia vita, e il mio coraggio il non saper la resa.

Sono stato ed ho contemplato, ho riflettuto e non scordato, ho difeso e vissuto i miei desideri, (3) ed ho lottato per la resa, senza arretrare, senza temere.

Io che dei Farchioni son l’ultimo, (4) e che son signora di me stesso e del mondo intero (5) – come tutti voi lo siete, o imparerete ad esserlo – perché del mondo sono figlio, (6) ed il mondo io invento, affido a queste pagine, confuse tra le miriadi, sperse tra li sinistri flutti del mare magnum dell’informazione, il compito di essere novella arca di salvezza, e di raccogliere tutte le anime candidamente rivoltose, fedeli disilluse, dogmaticamente dubbiose, e di traghettarle verso i lidi salvifici dell’ozio, ove il grande teorema della piacevolezza del vivere trova suo compimento.

E se questo non vi basta, senza indugio io vi dico, che siete dei cornuti.

A chi di voi è rimasto il senno, chi di voi sa il coraggio, certamente si domanderà “Chi è costui?” e soprattutto “Perché ciò?”. Ed io magnanimamente non mi sottrarrò dal rispondervi che la rivoluzione più piacevole e gaudente che l’umanità abbia mai veduto sta per compiersi, ed io sarò il suo servo. Voi, miei diletti, sarete la di me voce, ed io il vostro fiato. E se lo permetterete, la vostra favella.

Altrimenti, che dio vi strafulmini. (7)

“Perché ozio?” vi chiederete. Perché io che tanto ho faticato nelle miniere della Cirenaica, (8) io so cos’è il riposo. Io che ho amato, io che ho traversato il mondo tutto e tutto il mondo ho stretto in pugno, io che sono stato principe e regina, fabbro e cavaliere, negro, ebrea, rom e comunista, (9) io che sono stato stuprata ed umiliata, per mille anni e mille anni ancora, (10) io che ho tremato di sgomento, faticato da precario, io che so la ricchezza ed ho comprato la mia povertà, ora so che la contemplazione è il veicolo ed il fine, il tempo è il non luogo, ed il confronto è il metodo, per vivere pienamente. (11)

Non abbiate paura, e tantomeno fretta, poiché l’una è dei servi, e l’altra dei padroni;(12) la rivoluzione è cominciata, e se questo non vi basta, non sarete di certo voi a fermarla.

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Note al testo

(1) Qui il Farchioni si appropria dell’incipit di uno dei più grandi libri della storia della letteratura moderna. Onde non tediarvi altrimenti, non staremo qui a menzionarlo inutilmente.

(2)Tipico di tutta l’opera del F. è l’utilizzo indistinto del genere maschile o femminile nel riferirsi a se medesimo. Questo impiego spericolato della lingua deriva dal completo rifiuto del F. di qualsiasi tipo di discriminazione sessuale e di genere, anche linguistica. Si veda a riguardo L. Irigaray Io tu noi. Per una cultura della differenza, Bollati Boringhieri, 1992 e P. Bourdieu Il dominio maschile, Feltrinelli, 1999. Tesi alternativa è quella del Cazzamoglia; egli ritiene che le nevrosi di cui il F. soffriva, l’abbiano portato a non riconoscere più la propria persona come univoca. Ne sarebbero prova le numerose apparizioni in pubblico del F. travestita da uomo.

(3)Il tema del desiderio riveste un ruolo di primo piano in tuta l'opera del F. Per una trattazione più ampia si veda F. Cazzamoglia Fenomenologia del desiderio. Leopardi, Farchioni, Majakovskij e la ricerca della libertà, Einaudi, 1987.

(4) La casata dei Farchioni in verità sembra non esistere; sembra piuttosto esista una storica famiglia di coltivatori di olive da secoli presente nell’Umbria; i de Farchia. Ancora adesso una fiorente azienda agricola produttrice di olio (vedi sito www.farchioni.com) è presente nel medesimo territorio, ma si rifiuta categoricamente di riconoscere il F. anche solo come lontano parente. Si trovano altresì tracce della nobile famiglia Van der Varckhionisis nell’Olanda meridionale del XII secolo, poi trasferitasi in Francia. Il F. nelle sue memorie fa’ riferimento ad episodi della vita dei suoi avi francesi menzionando un incontro segreto tra la baronessa Jean Paulette Farchiusett ed il sovrano del tempo, che in cambio di non meglio specificati favori concesse alla donna il dominio su tutte le terre possedute. In effetti anche il noto storico Gian Marco Cartoni narra che durante la crociata degli Albigesi, il Marchese Alain Farchiusett, prima di essere arso vivo all’interno del proprio castello, abbia gridato “Tutto quello che ho lo devo a mia moglie”. Si veda G. M. Cartoni Storia dell’Europa contemporanea. Vol. II, Kaos Edizioni, 1972, oppure Pierre Riché, Dictionnaire des Francs vol. 2. Les Carolingiens, éd. Bartillat, 1997

(5) Il F. gioca volutamente n l’ambiguità tra le sue note tesi anarchiche e la rivendicazione di antichi possedimenti.

(6) Citata poi nell’operetta “Quattro cani” di F. Grechi, Ed. RCA Italiana, 1975.

(7) E’ da ritenere che il F. utilizzi l’espressione “dio vi strafulmini” esclusivamente come offesa; è da escludersi qualsiasi riferimento divino o trascendentale.

(8) Qui probabilmente il F. si riferisce all’epopea di Spartacus, schiavo trace che capeggiò l’omonima rivolta contro la Roma imperiale. Vedi Howard Fasr, Spartacus, Tropea Editore, 2007.

(9) Citata poi nell’operetta “L’avvelenata” di F. Guccini, Ed. Emi, 1976.

(10) Citata poi nell’operetta “Anime salve” di F. De Andrè, Ed. BMG Ricordi, 1996.

(11) Il riferimento ai principi su cui si fonda la meccanica quantistica è evidente. Il paradosso del tempo non più grandezza fondamentale per interpretare il mondo fisico di Newtoniana memoria, lascia spazio a nuove strutture interpretative dove il principio causa-effetto cade ed i fenomeni accadono con intensità di energia definita. Il quotidiano scorre dettato da nuove leggi non più governate da quanto tempo ho, bensì da quanta energia mi costa. Si veda F. Reiche, H. Hatfield, e L. Henry The quantum theory, E. P. Dutton & co., 1922, oppure John von Neumann Mathematical foundations of Quantum Mechanics, Princeton University Press, 1955.

(12) Successivamente durante la XXII Internazionale Anarchica del 1936 svoltasi a Lione, l'assemblea si impadronirà di tale frase trasformandola nel motto anarchico “né servi, né padroni”

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Lunga vita al Marchese Guido Maria dei Farchioni!!!

Anonimo ha detto...

Farchioni si nasce!

Mauro Oricchio ha detto...

geniale veramente un idea geniale che mi sento di sposare e condividere. come posso contirubire alla causa? oltre che oziando?
Mauro

Anonimo ha detto...

GRANDE FARCHIONI !! OGNI SETTIMANA BISOGNEREBBE OZIARE UN GIORNO..

Anonimo ha detto...

Oz-io
il mago che c'è in me

Marchese Guido Maria Farchioni ha detto...
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